Il colloquio di lavoro è essenzialmente un incontro tra due giocatori dove ognuno “fa il suo gioco”.

In altro modo si può interpretare il colloquio come una rappresentazione teatrale con l’entrata in scena, la rappresentazione vera e propria e con la chiusura del sipario. L’entrata in scena, l’inizio del colloquio, è un momento molto importante; è in questa fase che si  manifesta la prima impressione.

L’impressione che si suscita nei primi momenti di contatto alle volte è determinante e può influire positivamente o negativamente su tutte le altre fasi del colloquio. La prima impressione in un colloquio è reciproca, coinvolge sia chi conduce il colloquio ma anche chi lo sostiene, esiste e si manifesta sempre poichè è una modalità di comportamento dell’uomo.

Quante volte ad esempio nella nostra vita di tutti i giorni, appena conosciamo qualcuno per la prima volta, diciamo o sentiamo dire: “quello lì mi ha fatto una buona o una cattiva impressione”. La prima impressione è quella “sensazione a pelle”, difficile alle volte da smuovere tanto che, spesso, nelle fasi successive della relazione facciamo di tutto per trovare conferme alla nostra prima impressione e poi diciamo “avevo visto giusto, la prima impressione è quella che conta”.

Nel colloquio è quindi importante saper gestire bene l’entrata in scena in quanto spesso l’altro non concede molte prove d’appello per modificare la prima impressione che gli è stata trasmessa. E’ infatti abbastanza verosimile considerare che se riceviamo un’impressione negativa fin dall’inizio tutto poi diventa più difficile o ingarbugliato.

Per un buon colloquio è importante curare allora l’entrata in scena, fare delle prove, curare e provare i gesti, il tono della voce, l’abbigliamento.

Essere poi “naturalmente naturali”, sobri nell’abbigliamento e nella cura della propria persona. Prepararsi prima a casa, provare a porsi delle domande e a rispondere  bene, non cercare di nascondere debolezze o difetti … certamente non mettersi subito nei pasticci come ha fatto un candidato in un mio recente colloquio di selezione per magazziniere che ha subito esordito che un suo difetto era il disordine …. quale pensate potesse essere la mia prima impressione di quel magazziniere?

Se allora è difficile non suscitare una prima impressione è necessario comportarsi con semplicità, chiarezza, sincerità e coerenza, essere spontanei, cercare di prevedere le domande, di prepararsi ad esse, partecipare al colloquio e non distrarsi.

Dimostrare interesse fin dall’inizio, controllare i gesti, il modo di sedere davanti al selezionatore, essere eleganti, concludere anche il colloquio con eleganza e cortesia.
 
Una tecnica molto utile per saper gestire al meglio l’entrata in scena è l’ascolto attivo, in altre parole significa osservare attentamente, ascoltare con interesse e saper formulare le giuste domande. Gli “errori” che si possono compiere fin dall’inizio del colloquio e che possono alimentare la prima impressione sono essenzialmente quelli di “non guardare chi ci sta davanti”, di “interromperlo spesso”, di “giudicare o interpretare”, di “parlare molto o troppo poco”, di “distrarsi” o di “concentrasi solo sulle parole”. Se si comincia così difficilmente si riuscirà poi a riguadagnare terreno.

Se poi ci si emoziona, situazione possibile e non di per sé negativa, fare un bel respiro, riconcentrarsi e riprendere il controllo della relazione.

Spesso l’emozione si manifesta e si vede bene … ad esempio il rossore della pelle sul collo o in faccia … una volta una candidata che sapeva che la sua emozione si manifestava con grandi chiazze rosse sul collo si è presentata al colloquio con uno sgargiante foulard attorno al collo … che non sempre riusciva a nascondere quella sua spontanea, simpatica e non negativa reazione.